Regione Umbria: presentata la ricerca “diventare grandi in tempi di crisi”

11 Dicembre 2014

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Cerca di esplorare come le nuove generazioni affrontano la transizione alla vita adulta in questi tempi di crisi la ricerca “Diventare grandi in tempo di crisi - Il passaggio alla vita adulta in Umbria e in Italia”, presentata stamani dall’Agenzia Umbria Ricerche (“Aur”) e dalla Regione Umbria al Teatro Morlacchi di Perugia. Alla presentazione del rapporto hanno partecipato la vicepresidente della Regione Umbria, Carla Casciari, il presidente e il direttore di Umbria Ricerche, Claudio Carnieri e Anna Ascani. Le conclusioni dell’incontro sono state affidate all’attore Filippo Timi.

“La ricerca – ha spiegato il presidente di Aur, Claudio Carnieri - - ha avuto come obiettivo quello indagare il mondo e le aspettative dei giovani uomini e delle giovani donne che saranno i protagonisti di un domani che è già presente. Si è deciso di fare un viaggio nell’universo dei giovani adulti, quelli di età compresa tra 18 e 34 anni, che vivono la fase di passaggio verso l’assunzione di responsabilità, attraversando quella linea d’ombra che conduce alla conquista della maturità. Venendo al mondo – ha aggiunto Carnieri – i giovani sono portatori di diritti e, in questo contesto, l’accesso alla cultura e il diritto alla formazione è fondamentale”.

“Con questo volume – ha concluso – l’Aur offre, ancora una volta, alla società regionale, alle sue istituzioni, alla Regione prima di tutto, una visualizzazione della sua contemporaneità, attraverso la lettura della soggettività giovanile, sempre così significativa per leggere le vicende più generali, ancor più in una fase storica come quella attuale che possiamo nominare con le parole di Garcia Marquez...’ai tempi della crisi’. Proprio la crisi, la più lunga dal dopoguerra in Italia e in Europa, rimanda a grandi problematiche: la disoccupazione prima di tutto, che attraversa fortemente le realtà giovanili facendo emergere criticità e contraddizioni del sistema economico nazionale e regionale, con tutte le differenze territoriali”.

Per la vicepresidente della Regione Umbria, Carla Casciari, “per chi governa il rapporto rappresenta un valido strumento di conoscenza per poi predisporre azioni finalizzate. La Regione - ha aggiunto - ha avviato una profonda interlocuzione con le giovani generazioni raccogliendo suggerimenti e istanze per la stesura della nuova legge regionale in materia ed ha sostenuto in modo convinto l’attività del Forum regionale dei giovani che rappresenta un esempio di partecipazione giovanile dal basso, forti della convinzione che sia questo il modo giusto per dare slancio alle attività che permetteranno ai giovani umbri di riappropriarsi degli spazi di partecipazione”.

Concludendo la vicepresidente ha menzionato alcune iniziative messe in campo a favore dei giovani: tra queste, oltre alla grande azione “Garanzia giovani”, Creativity camp, un percorso di crescita e formazione che valorizza i portatori di idee creative, originali e innovative, e Brain Back Umbria che ha permesso di studiare la fuga di talenti all’estero e proporre strategie per il loro rientro. Infine, Casciari ha ricordato il progetto “Let’s gov”, finalizzato ad un percorso di partecipazione e confronto dei giovani con le istituzioni per promuovere opportunità e praticare cittadinanza. L’iniziativa è stata promossa dall’assessorato regionale alle politiche giovanili, e finanziata nell’ambito dell’accordo di programma quadro “I giovani sono il presente”. Il progetto è stato gestito con una metodologia partecipativa per evidenziare i bisogni, le riflessioni e le proposte dei ragazzi umbri.

La presentazione della ricerca è stata affidata ai due coordinatori del rapporto, Mauro Casavecchia e Elisabetta Tondini, coadiuvati dai ricercatori Mario Acciarri, Marco Carniani, Andrea Orlandi e dall’esperto di tematiche giovanili Riccardo Grassi. E’ intervenuto il portavoce del “Forum regionale dei Giovani dell’Umbria”, Gabriele Biccini e infine l’incontro con l’attore Filippo Timi che, con il coordinamento della giornalista Sofia Coletti, ha aperto il dialogo con i giovani.

giovani: scheda ricerca “diventare grandi in tempi di crisi”

“Volano contro vento” i giovani umbri per entrare nel mondo degli adulti: secondo la ricerca dell’Aur “Diventare grandi in tempo di crisi - Il passaggio alla vita adulta in Umbria e in Italia”, presentata stamani al Teatro Morlacchi di Perugia, per le nuove generazioni, il cammino verso il raggiungimento della piena maturità, è un percorso ad ostacoli in cui “il contesto dell’oggi ha ben poco in comune con i riferimenti del passato, anche prossimo”.

Dalla ricerca emerge come nei giovani umbri convivano vecchi e nuovi desideri mescolati con rinnovate prospettive, abilità, opportunità. Il navigare a vista in mare aperto, per loro è una condizione naturale che apre a possibilità altre.

Quella dei giovani umbri di età compresa tra i 18 e 34 anni, e una generazione consapevole, forse più generosa di quelle passate, che la consuetudine all’adattamento, alla fatica per raggiungere le piccole tappe della vita, al difficile confronto con un ambiente refrattario, quando non ostile, hanno plasmato e reso più propensa a giocare in campo aperto e a misurarsi con il mondo. L’organizzazione e il governo delle cose stanno loro stretti: in un sistema costruito da altre mani e pensato da altre menti, i nostri giovani, più che impegnarsi collettivamente per cambiarne le regole, cercano di trovare individualmente una via per integrarsi e assumere il proprio ruolo. Nondimeno, sono proprio loro gli inevitabili protagonisti, pur inconsapevoli, di un mondo che, ad oggi, parrebbe orientato ad escluderli.

Le domande di fondo da cui l’analisi ha preso le mosse sono: “In che modo, tra le giovani generazioni, si sta trasformando la percezione di quel passaggio verso la condizione di adultità, collegabile in senso oggettivo al raggiungimento di alcuni traguardi cruciali quali trovare un lavoro, creare una famiglia, diventare genitore, e allo stesso tempo riscontrabile, in una dimensione più soggettiva, nel sentirsi individui attivi, abilitati e protagonisti della propria vita?”.

A rispondere a questi quesiti è stato un campione formato da giovani dell’Umbria (500) e del resto d’Italia (1.000), attraverso un questionario mirato, somministrato dalla società Swg i cui risultati hanno permesso approfondimenti di analisi e, soprattutto, di cogliere affinità o dissonanze tra l’Umbria e il contesto nazionale.

L’indagine rivela che la maggior parte degli intervistati, “prevalentemente” lavora (il 45per cento degli umbri e il 50per cento del resto degli italiani), poi “prevalentemente” studia (33per cento contro 27 per cento). Dunque, come era nelle attese, i giovani umbri studiano di più.

In un contesto dove la separazione tra tempi di studio e tempi di lavoro ha perso la sua rigida sequenzialità, la condizione personale relativa alle attività che occupano il tempo di vita dei 18-34enni intervistati risulta più articolata: capita spesso che i nostri giovani continuino a studiare anche se non lo fanno in via prevalente, quindi la percentuale di chi studia inevitabilmente sale, nel campione umbro come in quello del resto d’Italia.

Le differenze di genere, trascurabili nel resto d’Italia, in Umbria risultano invece rilevanti: le giovani umbre studiano più dei loro coetanei regionali (35 per cento contro 31 per cento), al contrario di quanto emerge su base nazionale, dove le - più basse - percentuali si invertono (25 per cento, contro 28 per cento). Le donne sono meno presenti sul mercato del lavoro sia come occupate (38 per cento), sia nella ricerca di un lavoro (13 per cento) e sono relativamente più numerose come NEET, più dei giovani umbri e più anche degli intervistati e delle intervistate che vivono nel resto d’Italia.

In sintesi, la presenza femminile umbra sul mercato del lavoro (tra occupate e alla ricerca di un lavoro, pari a circa il 50 per cento), è di circa una ventina di punti più bassa di quella delle coetanee italiane intervistate.

I tempi di attesa dal completamento “ufficiale” degli studi alla conquista di un lavoro di tipo continuativo sono più lunghi tra gli umbri rispetto agli italiani: il 66 per cento degli intervistati umbri con un lavoro continuativo lo ha trovato entro un anno dalla fine degli studi, nel resto d’Italia la percentuale sale al 71 per cento e al Nord al 74 per cento.

A fini lavorativi il titolo di studio conta: infatti, al crescere del livello di istruzione aumenta la probabilità di trovare un impiego. Tuttavia il vantaggio competitivo rappresentato da un alto titolo di studio, tra gli umbri si esplica in forma più attenuata rispetto al resto d’Italia, il tasso di occupazione degli intervistati umbri sale dal 63 per cento tra chi ha una licenza di scuola media inferiore al 74 per cento tra i laureati. Nel resto d’Italia si passa dal 58 per cento all’ 81 per cento e al Nord dal 53 per cento all’ 84 per cento.

In Umbria, i giovani – pur relativamente più istruiti – hanno profili lavorativi maggiormente tarati verso il basso, per un’accentuazione locale del problema tutto italiano del sottoinquadramento giovanile. Pertanto, i giovani umbri che lavorano alle dipendenze sono, rispetto a quelli del resto d’Italia, più concentrati verso le qualifiche più basse: più operai, meno impiegati e molto meno dirigenti e professionisti (5 per cento contro 18 per cento). Lo dimostra il fatto che, relativamente al tenore di vita, l’appagamento dichiarato dagli intervistati umbri mostra una correlazione inversa rispetto al titolo di studio, ovvero si è istruiti meno si è soddisfatti.

Ma gli umbri sono anche più attaccati alla famiglia d’origine:il 68 per cento dei maschi umbri vive ancora con i genitori, una percentuale di 11 punti più alta rispetto a quella riscontrata tra i giovani maschi intervistati che vivono nel resto d’Italia. Differenziali che si ripropongono, considerando entrambi i sessi, anche tra coloro che possono contare su un’autonomia economica garantita da un lavoro continuativo (45per cento in Umbria, contro il 27 per cento del resto d’Italia) e tra gli ultratrentenni (31 per cento, contro 23 per cento). L’autonomia economica invece, ove assicurata dal possesso di un lavoro continuativo, più che incidere sulla fuoriuscita dalla famiglia d’origine, sembra costituire per i giovani umbri intervistati il presupposto necessario e pressoché sufficiente nella scelta di diventare genitori: in particolare, più di 4 maschi con un lavoro continuativo su 5, infatti, hanno figli. Una condizione molto meno stringente tra i giovani italiani (per cui le proporzioni scendono 1 su 2) e tra le giovani donne, in generale. Segnali, questi, che sottendono la persistenza in Umbria di paradigmi socio-culturali di tipo tradizionale riscontrabili anche in un forte legame – rispetto agli intervistati che vivono nel resto d’Italia – con la famiglia d’origine che, nella scala dei valori, è tra le cose che contano di più, quindi al primo posto, con il 95 per cento che la ritiene un valore molto importante, contro il 73 per cento degli italiani.

Sui motivi della prolungata permanenza dei giovani italiani nell’alveo familiare originario va segnalato che, la configurazione attuale del sistema del welfare e quella del mercato del lavoro, non favoriscono il processo di autonoma dei giovani, ostacolato per di più dalle conseguenze di una perdurante crisi che ha colpito soprattutto le nuove generazioni. Ed infatti la maggior parte dei 18-34enni italiani che vivono in famiglia dichiara di farlo per necessità, o per ragioni collegate al proseguimento degli studi. Seppure in terza posizione, non è irrilevante tuttavia la quota di coloro che dichiarano di rimanere in famiglia per una deliberata scelta. La ricerca evidenzia inoltre come i giovani non si sentano distanti e poco rappresentati dalla politica, verso cui non ripongono quasi alcuna aspettativa, mentre hanno una percezione delle proprie capacità solida in particolare tra chi ha 30-34 anni. Naturalmente
sono giovani connessi: il web rappresenta lo sfondo dei consumi culturali e del tempo libero degli intervistati, ma per i giovani, soprattutto se umbri, non è uno spazio sostitutivo, in quanto vantano una rete amicale con cui ci si relaziona spesso. In linea di massima i giovani dichiarano un alto livello di resilienza, manifestando un atteggiamento positivo nel fronteggiare le difficoltà.

Fonte: Regione Umbria